Il matrimonio perfetto

La thailandese e il giapponese che vivino in quella che definiscono sunny room (ma che ogni italiano – compreso il sottoscritto – definirebbe balcony) si sposano. E non manca molto. Lei è quella che gestisce il business degli appartamenti abusivi (oltre a studiare business – anche se non credo ne abbia bisogno – e lavorare sia come cameriera in un ristorante thailandese – ovviamente – sia come donna delle pulizie). Lui è quello che lavora come cameriere in un ristorante giapponese (ovviamente) e studia, anche lui,  business. Credo che in due non facciano cinquant’anni. E il bello è che mi hanno chiesto – a me, quello che vive da loro abusivamente, insieme ad altri quattro soltanto per il momento – di fargli da testimone. Penso che sia più che altro una cosa proforma, perché servono almeno due testimoni, ed uno sarà la sorella della sposa (anche lei vive con noi, nella living room, separata da quel che resta della sala per mezzo di una tenda). Già il fatto che viviamo tutti sotto lo stesso tesso – e si sposano – mi fa strano. Ma il fatto che mi abbiamo anche chiesto di fargli da testimone mi ha sorpreso ancor di più. La prima cosa che mi è venuta in mente è che potevano chiederlo a qualcuno che conoscevano da più di 5 minuti (sono passati appena 5 mesi da quando ci conosciamo). Poi ho iniziato a pensare a come fosse tutto così diverso rispetto a quello che mi immagino io, ma che ci immaginiamo noi (più che immaginarci, che è) riguardo al matrimonio. In Italia forse è vissuto più come un punto d’arrivo: bisogna metter su casa, acquistare i mobili, organizzare la cerimonia… insomma di acqua sotto i ponti ne passa. Per loro, più che altro, mi è parso un punto di partenza. Ho provato ad esporre le mie obiezioni/perplessità con gentilezza, derivanti più che altro per quello che io conosco – da italiano – sui matrimoni (all’italiana). E’ bastata una semplice risposta per farmi secco. “Ci amiamo, quindi ci sposiamo tra due settimane”. Non c’è nulla di strano e di più naturale, e dopo tutto la loro affermazione non fa una piega. Come dire che non importa se siamo un giapponese e una thailandese lontani da casa e con un futuro incerto in Australia, che vivono nel balcone di una casa nel frattempo subaffittata abusivamente a degli stranieri. Quando c’è l’amore il resto non conta. “Se sei libero la domenica mattina, potresti venirci a fare da testimone? E’ una cosa importante David”. Ammazza, altro che lo è! Questi fanno sul serio, e me lo hanno convalidato oggi quando, dopo avergli detto che mi trasferivo in un’altra casa tra una settimana (sempre da dieci, sempre abusivo), mi hanno chiesto conferma dell’impegno preso. Certo, lo farò. L’appuntamento è per domenica nove settembre alle undici e trenta al Municipio di Syndey (o qualcosa del genere). Il tutto dovrebbe concludersi in un’oretta. 

E’ il secondo matrimonio a cui partecipo da quando sono in Australia. Al primo sono stato invitato in qualità di fotografo, al secondo sarò testimone (ma anche fotografo), magari al terzo sarà la volta buona che farò lo sposo. Ho sempre più l’impressione che dall’altra parte del pianeta possa succedere veramente di tutto.

4 thoughts on “Il matrimonio perfetto

  1. giuliazita ha detto:

    W la precarietà!!!!

  2. gattolibero ha detto:

    ma quanto scrivi bene! Molto bella la storia, e non è fiction, la realtà supera sempre la fantasia. E comunque qui in Italia la facciamo sempre troppo complicata per tutto, matrimonio, figli, lavoro…bisogna vivere, vivere, vivere! Altroché.

  3. Anonimo ha detto:

    ti ho scoperto da poco…
    dei post fantastici.
    ciao
    giulio

  4. australopiteko ha detto:

    grazie per i commenti di incoraggiamento =)

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